Pier Paolo Pasolini: una lettura della nostalgia
Il percorso poetico di Pasolini si svolge dai primi anni Quaranta al 1975, in un’Italia ancora prevalentemente arcaica e contadina, che con la ricostruzione postbellica si apre alle accelerazioni del boom economico e a uno sviluppo neocapitalistico del tutto identificato nella società dei consumi. Pasolini è stato l’interprete più tempestivo e veemente di questo cambiamento epocale, dal quale si origina una ‘nostalgia’ che da sentimento elegiaco diventa un formidabile strumento di interpretazione della realtà. Attraverso il suo amore per la vita nelle sue manifestazioni più umili e autentiche, Pasolini diventa una ‘forza del passato’ che smaschera le false idee di progresso, i feticci del consumismo, l’’irrealtà’ con la quale i mass media hanno violato nel profondo la coscienza degli individui. Tutto questo non si esprime in una filosofia sistematica, ma attraverso l’agire di un uomo che è stato soprattutto un poeta, che dalle forme stilistiche e metriche della grande tradizione letteraria ha saputo cimentarsi, ‘più moderno di ogni moderno’, in uno strepitoso, ineguagliato sperimentalismo di linguaggi e tecniche.
Franco Zabagli è uno dei più importanti studiosi dell’opera di Pier Paolo Pasolini. Ha curato l’archivio dei manoscritti di Pasolini presso il Gabinetto Vieusseux e ha lavorato all’edizione completa degli scritti cinematografici per i «Meridiani» Mondadori. Tra i suoi ultimi lavori: Mamma Roma. Un film di Pier Paolo Pasolini (2019) e Il primo libro di Pasolini, riedizione anastatica di P. P. Pasolini, Poesie a Casarsa (2019). Del 2022 la raccolta di saggi Filologia minima su Pasolini e altro. Filologo e studioso di letteratura italiana, oltre che su Pasolini, ha scritto saggi su Leopardi, Pascoli, Montale. Sempre per Mondadori, Ha lavorato al volume delle Lettere a Clizia di E. Montale.