La Musa Inquieta

Al fondo del nostro interrogarci giace un problema cruciale, che è di natura squisitamente filosofica: possiamo sostenere che la poesia sia necessaria? E addirittura che sia una necessità permanente e sostanziale dell’esperienza umana, e non transitoria e trapassante?
E che cosa ci rivelerebbe di essenziale? Che cosa può dire la parola poetica intorno all’uomo? Quale la sua utilità e la sua funzione nella conoscenza? Si conosce attraverso il dolore, come volle la grande sapienza tragica, o attraverso il concetto e le categorie, come vuole la grande filosofia occidentale?

Jean-Michel Maulpoix, "Qu’est-ce-que la poésie? ou que dire de la poésie? "
“Non posso trovare alla poesia ragion d’essere più evidente del semplice fatto che siamo esseri parlanti. Grazie alla parola umana ci teniamo ai bordi del mondo in modo diverso dagli animali: legati e separati, immersi in esso ma anche davanti ad esso, mentre lo affrontiamo incuriositi da ciò che esiste, assillati da ciò che non esiste.
Poiché siamo creature parlanti, tormentate dal desiderio e dall’inquietudine, si sono fatte strada in noi strane nozioni … l’ideale, l’assoluto, l’impossibile, l’eternità … La poesia esiste perché il linguaggio articolato inscrive in noi molto più di quanto possiamo dire; le parole non sono una semplice moneta di scambio, ci portano molto al di là di ciò che possiamo pensare o afferrare. La poesia è il luogo in cui si articolano le nostre insoddisfazioni e le nostre contraddizioni. Da un poema all’altro essa traccia le nostre linee di fuga, ci permette di comprendere la nostra marcia incerta e tormentata. Reale e ideale, fratture e legami, slanci in avanti e passi indietro, ricerca e scoperta, ecco le coppie di opposti che il lavoro poetico non smette mai di confrontare, traendo forza dai loro contrasti. Il poema è la scena su cui si gioca il dramma dell’espressione propria della creatura parlante. La lingua vi si dibatte. Vi si ascolta lo sforzo della creatura per orientarsi nell’ignoto […]

Definirei volentieri il poeta come colui che resta sveglio nel tempo, più attento di chiunque altro a quanto passa e cambia, desideroso di ritrovare ciò che nel passaggio del tempo permane. Mai il tempo è per lui un medium impuro, è sempre uno spazio sensibile ove ogni forma di vita appare insieme minacciata e preziosa. Mobilitando tutte le risorse della lingua, il poeta offre presenza a ciò che inesorabilmente si assenta: ciò che non esiste o che il tempo porta con sé, ciò che non è più o che mai sarà.

Se è la tristezza a prevalere nella poesia, se vi è così rara la gioia, è perché la poesia afferra ogni cosa nella sua caducità. Non ha nulla a che vedere con le idee o i concetti. La presenza mai vi è così viva quanto nell’atto di perdersi. Un poema è un ponte gettato sul flusso del tempo; tutti i riflessi che si possono scorgere in basso vengono dal suo scorrere. Poeta: colui che nessuno può consolare della morte e che la conoscenza della perdita porta a impadronirsi febbrilmente del linguaggio per fissarvi ciò che sparisce, per sfrecciare a rotta di collo sulle strade del tempo."
(trad. di Angela Peduto)
http://www.maulpoix.net/definirlapoesie.html


Quanto alla psicoanalisi, è un semplice vezzo figlio della smisurata cultura classica di Freud che egli, nel bel mezzo di uno scritto teorico e dopo aver condotto il lettore attraverso vertiginosi passaggi argomentativi, inserisca dei versi? Le referenze letterarie di Freud sono innumerevoli, ma in fatto di poesia il suo pantheon personale accoglie Goethe, Schiller, Heine, per non parlare dei poeti dell’antichità classica. Come intendere allora la citazione poetica nella pagina freudiana? Se ci limitassimo a considerarla soltanto un abbellimento o una esemplificazione faremmo torto alla complessità di un rapporto che, a percorrerlo, rivela profondità inattese. La poesia apre nel testo uno spazio eccentrico rispetto al corso razionale del pensiero. È un’apertura verso il luogo del sogno? Siamo tentati di rispondere di sì. Le parole dei poeti hanno valore per Freud in ragione della loro libertà e dell’intimità che intrattengono con le verità della vita psichica. Se la poesia scava verso l’ignoto, se, come scrive Maria Zambrano, è “parola che penetra lentamente nella notte dell’inesprimibile”, se parla una lingua continuamente sfiorata dall’enigma, l’incontro con la psicoanalisi è, non sono inevitabile, ma necessario.

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