Eliot e Dante: due poeti all’Inferno

“Il mio debito verso Dante è di tipo progressivamente cumulativo”, dirà Eliot in un saggio del 1950dal titolo significativo: Cosa significa Dante per me e aggiungerà: “… dopo quarant’anni considero ancorala sua poesia come quella che ha avuto un’influenza più duratura e più profonda sui miei versi”. Un’influenza che non si limita alla ripresa più o meno insistita diversi o situazioni dantesche, che pure c’è e connotafortemente i versi di Eliot, ma si allarga fino a diventare una sorta di ri-conoscimento di ciò che si è anche grazie al confronto con un modello, non solo di poesia ma di vita.
Che le somiglianze fra Eliot e Dante rappresentino una vera e propria “affinità elettiva” è stato segnalato da molti: simile la posizione politica (entrambi sono conservatori), simile la volontà di esprimere apertamente il proprio credo religioso e la propria appartenenza ad una Chiesa, simile il metodo poetico giocato su un’immagine che diventa sempre di più catalizzatrice di emozioni e stati d’animo, simile l’intento di“far affiorare la poesia dalle risorse inesplorate del non poetico”. Insomma un percorso che ha spinto diversi a voler rintracciare anche nell’opera di Eliot un cammino che parte dall’Inferno (The Waste Land), attraverso il Purgatorio (Ash Wednesday) fino al Paradiso (Four Quartets).
Cominciamo dall’Inferno, dunque, di Dante e di Eliot per percorrere, in una sorta di mise en abyme, il cammino di degradazione e di perdita di sé dell’uomo moderno, immerso in un quotidiano senza speranza, in un mondo dominato dall’anarchia e dalla degenerazione di tutti i valori.