NATURALE – STRUMENTALE – UMANA - MONDANA I percorsi musicali nella Divina Commedia

Quando pensiamo a Dante e alla musica, il nostro ricordo va subito alle pagine che nell’Ottocento e nel Novecento si sono ispirate a celebri episodi della Divina Commedia, come quello di Paolo e Francesca o di Gianni Schicchi. E invece è davvero incredibile pensare quanto il celebre poema sia inondato di suoni e di note, di strumenti e di balli, e questo dall’Inferno al Paradiso. I tre mondi ultraterreni raccontati da Dante non sono silenziosi, ma i rumori e le musiche si distribuiscono sui gradini della concezione musicale medievale considerata in senso ascendente: dal campionario punitivo dell’Inferno fino all’armonia delle sfere del Paradiso. Dante ha una perfetta conoscenza delle antiche teorie filosofiche e pratiche sulla musica, e cita in maniera precisa brani musicali della sua epoca, sacri e profani, definendo esattamente anche le tecniche compositive e gli strumenti musicali. Nel Purgatorio incontra addirittura un suo “arrangiatore”, l’amico e musicista Casella, al quale era solito affidare i suoi versi più famosi perché li mettesse in musica!

Entrato nel regno dei morti, Dante è investito da suoni aspri e sgraziati:
Quivi sospiri, pianti e alti guai
risonavan per l’aere sanza stelle,
per ch’io al cominciar ne lagrimai.
Diverse lingue, orribili favelle,
parole di dolore, accenti d’ira,
voci alte e fioche, e suon di man con elle facevano un tumulto, il qual s’aggira
sempre in quell’ aura sanza tempo tinta, come la rena quando turbo spira.
(Inf. III, 22-30)
Nel Purgatorio la musica fa la sua apparizione sotto forma di canto. Il primo canto che le anime odono al loro arrivo sulla spiaggia è intonato da Casella:
E io: “Se nuova legge non ti toglie
memoria o uso a l’amoroso canto
che mi solea quetar tutte mie doglie,
di ciò ti piaccia consolare alquanto
l’anima mia, che, con la sua persona
venendo qui, è affannata tanto!”.
‘Amor che ne la mente mi ragiona’
cominciò elli allor sì dolcemente,
che la dolcezza ancor dentro mi suona.
(Purg. II, 106 – 114)
Il Paradiso è fatto di suoni trasfiguranti in luce: suono, luce, movimento, si fondono in una sintesi suprema di inebriante e indicibile bellezza:
E come giga e arpa, in tempra tesa
di molte corde, fa dolce tintinno
a tal da cui la nota non è intesa,
così da’ lumi che lì m’apparinno
s’accogliea per la croce una melode
che mi rapiva, sanza intender l’inno.
(Par. XIV, 118 – 123)
Inoltriamoci nel paesaggio sonoro e musicale della Commedia.