La fine del mondo
sce per Einaudi la nuova e definitiva edizione de La fine del mondo di Ernesto De Martino. Com’è noto, la storia di questo libro è lunga e tormentata. De Martino, dopo le ricerche sul campo degli anni ‘50, si dedicò allo studio delle rappresentazioni culturali dell’apocalisse. Declinò la figura della “fine del mondo” in chiave storico-culturale - quale si manifesta in vari modi nel cammino dell’Occidente -, e in chiave esistenziale, come esperienza soggettiva di crollo e perdita di sé. L’analisi toccava la storia delle religioni, la letteratura moderna della crisi (in particolare Sartre e Camus), la filosofia, le culture extra-europee, la psicopatologia. La ricerca si interruppe prematuramente e definitivamente nel 1965 con la morte di De Martino. Furono necessari dodici anni perché l’enorme mole di materiale rimasta incompiuta trovasse forma e collocazione in un libro uscito per Einaudi nel 1977 e curato da Clara Gallini, successivamente ripubblicato nel 2002 con una nuova introduzione.
Nel 2016, dopo un lungo lavoro editoriale e seminariale, esce la traduzione francese dell’opera, a cura di Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio. Non si tratta soltanto di una traduzione, ma di una vera e propria nuova edizione, basata su una scelta dei materiali pubblicati nell’edizione einaudiana e sul confronto con quelli conservati nell’Archivio De Martino. È questa edizione francese che ora Einaudi riproduce e rende disponibile per il lettore italiano. Rispetto al libro del 1977, questo presenta importanti novità: una diversa selezione del materiale e una diversa architettura - coerenti col progetto originario di De Martino – lasciano emergere in modo più chiaro i nuclei tematici e teorici del pensiero demartiniano, le domande che lo assillano e le vie attraverso cui l’analisi della “presenza”, nella sua dinamica di crisi e riscatto, lascia i “relitti folklorici” del Mezzogiorno d’Italia per affrontare i modi in cui si declina la crisi del mondo occidentale contemporaneo: straordinario laboratorio concettuale, è una vera opera aperta la cui fecondità si misura dalle domande e dalle riflessioni che continua a suscitare. (Angela Peduto)