Perché la psicoanalisi?
Perché dedicare tanto tempo a curare con la parola, quando i farmaci, che agiscono direttamente sui sintomi delle malattie nervose e mentali, danno risultati più veloci? I teorici del cervello-macchina non hanno inoltre ridotto in cenere le chimeriche costruzioni freudiane? In queste condizioni, la psicoanalisi ha un avvenire? Sono domande interconnesse, alle quali Elisabeth Roudinesco risponde in un saggio combattivo, argomentato, risolutamente critico quanto alle tendenze contemporanee tese a convertire la scienza in religione e a guardare l’uomo come un automa.
I farmaci? Tutti sanno che il consumo di psicotropi è sempre più diffuso, per curare sintomi d’angoscia, di follia, di depressione, e nessuno potrebbe negarne l’efficacia. Ma con questo si può ridurre il pensiero a un neurone e confondere il desiderio con una secrezione chimica?