
Relazione su Port-Royal. L'autobiografia di una monaca ribelle
La gloria di Port-Royal, il monastero femminile che ha affascinato tanti grandi spiriti del XVII secolo, non sarebbe nulla senza colei che ne fu la badessa e la riformatrice, Angélique Arnauld, che nell’opera di riforma riversò un’energia indomabile, capace di illuminare la sua vita, quella delle monache e dei “solitari” affluiti a Port-Royal, generando un’esperienza culturale e spirituale in grado di prolungarsi ben oltre la sopravvivenza del monastero. A questa donna irriducibile alla volontà dei poteri – paterno, religioso, politico - e alle idee dominanti, che seppe prendere in mano il proprio destino, va assegnato un posto cruciale nel cammino di emancipazione delle donne.
Dalla quarta di copertina
Il Giansenismo ha una storia più lunga di quegli anni delXVII secolo in cui si manifesta il suo evento di movimento spirituale, e in cuisegna col proprio marchio di opposizione e di diversità il Seicentodell'assolutismo e dei Gesuiti. Verso il passato, affonda nel pensiero diAgostino, lungo il futuro si proietta ogni volta che si presenta allariflessione il mistero della grazia e della inaccessibilità di Dio: l'angosciadella fede. Ma nel suo manifestarsi storico, il Giansenismo, non sarebbe mai stato,forse, senza l'abbazia di Port-Royal - significativa al punto che Luigi XIV lavolle distrutta, a siglare simbolicamente la dispersione del movimento. El'abbazia di Port-Royal non sarebbe stata senza l'azione di una donna,Angélique Arnauld. Monaca controvoglia a otto anni, predestinata ad esserebadessa già a dieci, per dare un senso alla propria vita, attraverso lavocazione, a diciotto anni pose mano all'opera di moralizzazione del convento,disordinato e corrotto, in cui era ritirata. E stabilì la regola austera su cuiil monastero di Port-Royal sarebbe stato edificato come centro della nuovaspiritualità che rapì Racine e Pascal. La badessa madre Marie-AngéliqueArnauld, sul finire della vita, scrisse la sua autobiografia, il suo tempo nelconvento prima e dopo «il giorno della grata» (quando trasformò il ritiro inclausura), negli anni della resistenza a Richelieu e del gran rifiuto dellepiccole monache di obbedire alla gerarchia, il tempo dei «grandi solitari» chetrovavano all'ombra di Port-Royal sollievo dal secolo fastoso e prepotente. Lasua autobiografia la scrisse controvoglia, forzata dalle monache che credevanoimportante che si conservasse il ricordo di lei e della sua opera: «in unapiccola cella isolata, chiamata guardiola, dedicando più tempo a pregare che a scrivere».